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La spettacolarità dei fenomeni geologici del Matese

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Il massiccio è un territorio spiccatamente carsico, poichè la roccia che costituisce questi monti è il calcare, roccia carsica per eccellenza

di campitellomateseonline.it

15 settembre 2017

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Di grande interesse e valore dal punto di vista geomorfologico è il carsismo cioè quell’insieme di fenomeni che sono l’effetto dell’erosione prevalentemente chimica di rocce carbonatiche. Tali rocce vengono attaccate dalle acque, specialmente piovane. L’attacco delle acque si manifesta principalmente nell’allargamento progressivo delle fessure della roccia, dapprima in superficie, quindi sempre più in profondità, nella massa carbonatica. Il fenomeno si traduce in particolari forme morfologiche superficiali (epigee) e sotterranee (ipogee) molto caratteristiche e diffuse lungo il crinale principale che va da Monte Miletto (quota 2.050 m s.l.m.) a nord-ovest, al Monte Moschiaturo a sud-est. 

Tra le forme superficiali ricordiamo le grandi depressioni modellate in parte dai fenomeni carsici a forma di imbuto che si formano in punti particolarmente soggetti all’azione erosiva delle acque dette doline e gli inghiottitoi, dello stesso tipo delle doline, ma caratterizzati da pozzi verticali anche molto profondi. Tra le forme carsiche sotterranee, quasi sempre in rapporto diretto con quelle superficiali, quando non ne costituiscono addirittura la continuazione all’interno della massa rocciosa, ricordiamo i cunicoli e le grotte la più importante delle quali, il pozzo della neve, è una delle maggiori d’Italia e una delle più belle per le stupende cavità note per il loro candore, donde il nome, la lunghezza di circa 4500 metri e lo sviluppo verticale superiore ai 900 metri. Essa si diparte dall’inghiottitoio di località “la sfonnatora” (quota 1340 m.) a sud-ovest di Guardiaregia e prosegue verso nord parallelamente alla forra del torrente Quirino. Quest’ultima costituisce un raro fenomeno riportata nelle più specializzate guide di escursionismo speleologico. 

I sistemi di grotte che si sviluppano nella montagna del Matese sono costituiti da un sistema di camere spesso molto vaste, collegate tra loro da un sistema di cunicoli; non è raro che le vaste sale ospitino veri e propri laghi sotterranei e flusso di acque sotterranee di notevole copia quali veri e propri fiumi. E’ in tale sistema di circolazione sotterraneo che la Cassa del Mezzogiorno captò, a monte del punto di trabocco le sorgenti del fiume Biferno e con una galleria le dirottò verso il versante campano. E’ evidente, pertanto, la necessità di tutela e salvaguardia di tali manifestazioni geomorfiche oltre che quale testimonianza della vita geologica, anche per caratteri di natura idrogeologica e di rischio. Vi sono poi i fenomeni glaciali nelle aree un tempo occupate dai ghiacciai, durante l’ultima glaciazione (da 100 mila a 20 mila anni fa). Oggi si possono osservare i resti dell’azione modellatrice dei ghiacciai (erosione e deposizione): i circhi, le valli e le morene glaciali. I circhi glaciali osservabili nell’area di Campitello Matese, alcuni in parte sventrati dall’azione antropica per la costruzione delle infrastrutture per la stazione sciistica, sono nicchie semicircolari dominate da pareti molto pendenti; le valli glaciali, invece, sono connesse all’azione di una lingua glaciale e sono caratterizzate da una forma ad U; le morene e i depositi “crioclastici” sono il risultato dell’azione erosiva della massa di ghiaccio. Più in basso vi sono tipiche valli fluviali. 

Queste sono il risultato di due gruppi di processi che interagiscono: l’azione fluviale e i processi di denudazione sui versanti. In molte valli la parte superiore presenta una gola stretta e profonda da costituire vere e proprie forre poiché incise in rocce resistenti e tratti a forma di bacino verso le aree di pianura sia perché incise in rocce più tenere, sia perché la diminuita velocità di flusso riduce l’azione erosiva delle acque.

di campitellomateseonline.it

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