Custodi dell’ambiente

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Lettera aperta a quanti vorranno essere spioni per amore del territorio

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

5 settembre 2017

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“La terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”

Un monito che dovrebbe diventare urgentemente e necessariamente coscienza collettiva. A pronunciarlo fu il Capo Seattle nel lontano 1852 per opporsi al governo degli Stati Uniti che voleva comprarne le terre. Purtroppo cadde nel vuoto.

Molto sommariamente, due delle cause del massacro di Madre Terra – perché la terra è la grande madre – sono il capitalismo selvaggio che tutto sacrifica al benessere immediato di pochi, incurante del fatto che si stia segando l’albero su cui si è seduti, e una cattiva lettura della bibbia. La prima è sotto gli occhi di tutti, anche se facciamo l’impossibile per non voler sapere, in modo da vivere felicemente deresponsabilizzati. La seconda invece andrebbe approfondita in quanto comporta una rivoluzione copernicana per le coscienze, e di conseguenza per il comportamento da assumere. Il Creatore affida la terra all’uomo perché ne sia il custode e invece questi si comporta da dominatore e proprietario. La teologia legittimò questa interpretazione antropocentrica con tutte le nefaste conseguenze. L’uomo, percependosi padrone incontrastato della terra, ne dispose a suo piacimento. È solo nell’ ultimo scorcio del secolo scorso che inizia una seria riflessione ecumenica sulla salvaguardia del creato e si dovrà arrivare a papa Francesco per avere la prima enciclica interamente ecologica: Laudato si’. Non che non ci siano state istanze e prese di posizione a favore di Madre Terra; per tutti ricordiamo l’insegnamento di Baden Powell, fondatore dello scautismo: il mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non lo troviamo. Ma il pensiero dominante era quello di asservirla al benessere dell’uomo, anche quando, come conseguenza, veniva danneggiata irreparabilmente. Se un camorrista rispondeva, a chi lo accusava di inquinare le falde acquifere, che per lui ciò non era un problema perché beveva acqua minerale, i governi che si sono succeduti in Italia non hanno esitato a fare ripetuti condoni per legittimare gli abusi edilizi. Se in questi giorni piangiamo le vittime del terremoto che ha colpito l’isola di Ischia non è perché l’abusivismo la fa da padrone? E il sindaco di Licata non è stato sfiduciato anche perché voleva porre riparo agli abusi edilizi con le ruspe? Per non parlare di uova e pollame al veleno come dalle cronache di questi giorni. Stiamo facendo insomma una gran frittata, purtroppo tossica, se non mortifera!

La politica, ormai sempre a rimorchio della finanza e dell’economia, non ha il coraggio di prendere una posizione forte e decisa sull’inquinamento, sull’effetto serra, determinato dal riscaldamento globale, dall’utilizzo esagerato dei combustibili fossili, dalla deforestazione. Il fatto stesso che siamo più interessati a comprare gli inutili e inaffidabili F 35, per giocare alla guerra, che i canadair, per spegnere gli incendi, la dice lunga su quale futuro vogliamo riservare alla Madre Terra.

È giunto il tempo che ognuno si senta custode e responsabile dell’ambiente, che si preoccupi di vigilare sul territorio dove abita, che diventi spione per amore della natura, del suo habitat, denunciandone tutte le violenze. In Italia la densità è di 200 abitanti per chilometro quadro, in Molise scende a 70. Ci vuole davvero tanto per tenere tutto sotto controllo e impedire ogni forma di deturpazione? Le mafie si annidano sotto i nostri silenzi complici e noi, a forza di chiudere un occhio, stiamo diventando completamente ciechi. Se solo lo volessimo davvero, potremmo rendere Madre Terra il migliore dei mondi possibili. Purtroppo ci comportiamo spesso come bambini che prima distruggono il giocattolo loro regalato e poi piangono perché non è più utilizzabile. E non sempre c’è chi possa ripararlo!

Ai molisani

L’estate, ormai agli sgoccioli, è stata l’ennesima meravigliosa dimostrazione di vitalità e di amore per la terra in cui viviamo. Il pullulare di attività, il bisogno di stare insieme, attratti magari da sagre e manifestazioni, la riscoperta della natura, la valorizzazione dei piccoli centri, il poter fruire di un ambiente in gran parte ancora sano, ha fatto tornare a ripopolare il Molise di turisti e indigeni costretti ad emigrare. Perché non far sì che tutto questo diventi la vera politica che caratterizzi la nostra regione?

In diversi comuni a primavera si rinnoveranno le amministrazioni. Prima della formazione delle liste sarebbe importante, negli incontri preparatori, chiarirsi le idee sul tipo di sviluppo che si vuole per la propria città, per evitare di diventare semplici galoppini di furbastri che si candideranno al consiglio regionale o al parlamento. Allo stesso modo, dai partiti, partitini o partitucoli, che tenteranno l’arrampicata regionale, dovremmo farci spiegare quale futuro intravedono e tratteggiano per una regione che loro o i loro predecessori hanno vandalizzato senza ritegno. Il clientelismo la fa da padrone e il fatto stesso che è cominciata la caccia al nome che deve condurre la cordata, piuttosto che l’elaborazione del programma che si vuole attuare, vuol dire che si è partiti col piede che porta… nella fossa! Ne parliamo in questo numero e avremo modo di riparlarne ancora diffusamente. Intanto a pag. 6 presentiamo il manifesto Molise Domani per quanti vogliono scommettere su una politica altra.

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

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