L’acqua miracolosa dell’isola addormentata

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Favola bengalese che vuol far riflettere

di p. Antonio Germano Das, sx.

5 luglio 2017

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BREVE PREMESSA. Cosa dire di questa fiaba? Tanto spazio per la fantasia. Non so se sia possibile ricavarvi un insegnamento. Anche qui vediamo che il figlio minore (choto chele), come in altre favole, rimane fedele alla parola data. Penso sia proprio questo richiamo alla fedeltà che rende significativa questa fiaba per chi la legge. Nel cammino della vita è facile perdere di vista l’orizzonte. Ricordo che nei miei giovani anni gli educatori citavano spesso un passo dei sapienziali, che mi è rimasto dentro e che amo citare in latino: “Fascinatioenimnugacitatisobscura bona, et inconstantiaconcupiscentiaetransvertitsensumsine malitia e cioè: poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice” (Sap. 4:12).

C’era una volta un signore, che aveva tre figli. Una notte ebbe un sogno. Il sogno era spaventoso. Al mattino, aperto gli occhi, non riusciva a vedere niente: era diventato cieco. I medici, per quanto si dessero da fare per guarirlo, non trovarono nessun rimedio. Alla fine arrivò un fokir, che disse: “Per questo genere di malattia c’è un unico rimedio: l’acqua dell’isola addormentata”. Il figlio maggiore disse: “Vado io a prendere l’acqua” e si avviò quindi verso il porto. Salito su una nave, intraprese il viaggio verso l’isola addormentata. Lungo il viaggio, la nave fece scalo per un’ora nell’isola del piacere. Al giovane, sceso dalla nave, si presentò agli occhi la visione di un giardino meraviglioso. Vi si avventurò dentro. Una ragazza di straordinaria bellezza salutandolo gli disse: “Un giovane bello ed intelligente come te qui non si è mai visto; fermati un po’, per favore, e poi proseguirai”. Il giovane si lasciò intrappolare dal suo fascino. Dimentico della parola data al padre, sposò la giovane e rimase lì.

Il secondo figlio (mejo) disse “Forse mio fratello è caduto in qualche pericolo, andrò io a cercarla. Andrò nell’isola addormentata e porterò l’acqua”. Ma anche lui, approdato nell’isola del piacere, vide una reggia di straordinaria bellezza. Vi si avventurò dentro. Una fascinosa ragazza salutandolo gli disse: “Un giovane bello e intelligente come te non è mai capitato qui. Ti prego, fermati un po’ e poi riparti”. Mejo chele (=secondo figlio) rimase incantato dal suo fascino. Dimentico della parola data al padre, sposò la giovane e rimase con lei.

Choto chele (=figlio minore) disse: “Forse i miei fratelli sono caduti in qualche pericolo; andrò io a cercare. Andrò nell’isola addormentata e porterò l’acqua”. Sceso sull’isola del piacere, anche lui ebbe modo di vedere una bella ragazza, ma, ricordandosi del padre, tirò diritto. Approdato nell’isola addormentata, osservò che tutti stavano dormendo. Ebbe un rigurgito di fame. Vide una peara(guava) sull’albero, la prese e cominciò a mangiarla. Divenne immediatamente cieco. Nella disperazione cominciò a muoversi a tastoni. Caduto improvvisamente in acqua, fu travolto dalla corrente. Però… Meraviglia! Lavandosi gli occhi con quell’acqua, riacquistò la vista. Allora capì che quella era l’acqua! Trascinato dalla corrente arrivò in mezzo ad una grandiosa reggia, dove tutti stavano dormento. Su un divano d’oro una ragazza stava dormendo. In vita sua non aveva mai visto una ragazza così bella. Le accarezzò la fronte con la mano. La ragazza continuò a dormire. Lui pensò: “Bisogna che io ritorni e porti l’acqua”. Avvicinatosi al canale, riempì un piccolo recipiente e si avviò… Prima di partire però, toltosi l’anello dalla propria mano, lo infilò nella mano della ragazza. Il cuore gli impediva di partire abbandonandola… Alla fine, asciugandosi gli occhi dalle lacrime, tornò al porto.

Appena arrivato a casa, lavò con l’acqua gli occhi del padre, il quale riacquistò la vista. Tutti i famigliari, ricolmi di gioia salirono sul terrazzo della casa per celebrare l’evento. A quel punto dal cuore dell’oceano spuntò una nave d’oro, che attraccò al porto. Dalla nave scese una ragazza di straordinaria bellezza. Era la principessa dell’isola addormentata. Con lei c’era la corte regale con ministro e capo dell’esercito. Venuti dal ragazzo essi dissero: “Noi tutti stavamo dormendo. Quando tu sei arrivato e hai messo l’anello nella mano della principessa, l’hai liberata dall'incantesimo. Ora noi siamo venuti a prenderti, perché tu sarai il nostro re”.

di p. Antonio Germano Das, sx.

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