Rapporto Banca d'Italia sull'economia molisana

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E’ così? Esiste un contesto reale lontano dall’analisi teorica del rapporto

di Michele Petraroia

16 giugno 2017

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Antonio Gramsci, uno dei più bravi intellettuali italiani morto nel 1937 nelle carceri fasciste, spronava le fasce popolari meno abbienti a studiare per impossessarsi degli strumenti culturali indispensabili per l’affermazione dei propri diritti. 

Nello scorrere il Rapporto della Banca d’Italia sull’andamento economico regionale per il 2016 mi è stato particolarmente utile il monito di Gramsci, non tanto per eccepire sulla scientificità dei dati statistici, predisposti ed illustrati brillantemente, da docenti universitari competenti e da dirigenti dell’Istituto di indubbio spessore, nell’incontro pubblico svoltosi presso l’Università degli Studi del Molise. 

Non è in discussione il sistema d’indagine perseguito e tanto meno l’assemblaggio di dati e tabelle; ma è oltremodo problematico raccordare le conoscenze tecnico-pratiche di una realtà fattuale molto critica che si snoda sotto i nostri occhi, con le analisi e le conclusioni del Rapporto. Il sistema di ricerca consente di selezionare i dati, individuare i limiti e le potenzialità di un territorio, descrivere il contesto e indicare le possibili evoluzioni con criteri tecnicamente inappuntabili, rigorosi e scientificamente inattaccabili. 

L’utilizzo di termini appropriati orienta chi legge il Rapporto a fotografare una situazione difficile ma che lentamente evolve in positivo in particolare per il mercato del lavoro, la riduzione del debito sanitario e delle imposte collegate, l’andamento della produzione industriale ed il contenimento dei costi nella pubblica amministrazione. Ma, non sarebbe difficile per altri esperti, studiosi, docenti o ricercatori, utilizzare gli stessi dati per illustrare una situazione rovesciata. 

Faccio qualche esempio concreto per rendere meglio l’idea. POR FESR-FSE 2014-2020 su 154 milioni disponibili non è partito alcun bando FSE e parti marginali del FESR. In una congiuntura negativa descrivere come un fatto positivo che la spesa dei fondi europei è stata procrastinata al 2023 lascia qualche dubbio. Il debito sanitario non si è ridotto ma è stato spalmato su un mutuo regionale trentennale che sommato al debito dei derivati finanziari, ad altri mutui e ai tagli dei trasferimenti nazionali e all’assenza di una struttura tecnica e dirigenziale dell’Assessorato al Bilancio, solleva qualche timore sulla tenuta contabile e sulla capacità di liquidità della Regione, come confermano tanti ed innumerevoli esempi. 

La contrazione del numero degli occupati nel pubblico impiego e nella sanità indebolisce il mercato del lavoro regionale e non lo rafforza, vista l’assenza di alternative dignitose che obbliga i giovani, e non solo, a ricercare occupazione lontano dal Molise.Il ritardo nella stesura dell’Accordo di Programma sull’Area di Crisi Complessa e la scarsa dotazione finanziaria non agevolano la ripresa produttiva, e potrei continuare sul dissesto finanziario in cui versano le Province o sulla fatiscenza dei collegamenti ferroviari, ma non è mia intenzione fare il controcanto al Rapporto. Mi limito solo a segnalare un contesto reale che se ne discosta. 

di Michele Petraroia

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