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L’agricoltura ha bisogno di strategie e non di comizi

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Il messaggio dell’incontro “Quale Mercato per il commercio agroalimentare”, svoltosi ieri a Guglionesi

di Pasquale Di Lena

15 giugno 2017

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Essa ha urgente bisogno di programmazione e di progetti; strategie, in particolare di quella riferita al marketing; forte attenzione dei giovani; ricerca e sperimentazione; formazione; associazionismo; uno stretto rapporto pubblico-privato per dare forza e senso alla partecipazione alle scelte dei produttori.

E’ questo il messaggio lanciato a Guglionesi, questo pomeriggio, nell’incontro  “Quale Mercato per il commercio agroalimentare a Guglionesi”, organizzato dall’Associazione Culturale Fuoriporta nell’incontro, moderato dal noto giornalista Emanuele Bracone, che si è tenuto questo pomeriggio nel salone de La Casa del Fanciullo di Guglionesi. 

Grande interesse a partire dalla prima relazione “La Filiera corta per la produzione della pasta con grano duro locale”, sviluppata, in rappresentanza dell’Associazione, da Arcangelo Pretore, che ha riportato dati riguardanti l’agricoltura del territorio di Guglionesi, che raccontano di un’agricoltura diversa da quella che viene rappresentata dai dati ufficiali o dalla propaganda di chi vuol far credere che va tutto bene in campagna e che da ora in poi andrà ancora meglio.

Non è così, purtroppo! Non è così soprattutto se si considera che l’agricoltura di Guglionesi, al pari di quella dell’intero territorio del Basso Molise, è la più avanzata del Molise. Ebbene, essa è caratterizzata da monocoltura per oltre la metà della superficie agricola del territorio comunale, in particolare cereali; per il 70% le aziende (la superficie media è di 10 ettari) sono condotte da una sola persona; l’età media è di 67 anni con il solo 10% di presenza di giovani.

Pochi dati, ma sufficienti per rappresentare un quadro allarmante se si considera la centralità e l’importanza di questo settore primario nel territorio dove è più sviluppata l’agroindustria. La proposta dell’Associazione di puntare su “La filiera corta per la produzione della con grano duro locale” non solo è una risposta al coltivazione più estesa e, quindi, al prodotto più importante per quantità e qualità, ma anche un esempio per lo sviluppo di altre filiere possibili, nel campo del vino, dell’olio e degli ortaggi. La strada possibile da percorrere per dare quel valore aggiunto di cui ha, e avrà, sempre più bisogno il produttore e lo stesso trasformatore con l’immagine della qualità strettamente legata al territorio di origine. In pratica - questo nel momento più alto del mercato globale - l’affermazione del luogo, con il prodotto, in questo caso la pasta, che diventa il suo testimone importante. 

Ecco che servono come il pane le istituzioni e le strutture che fanno ricerca e sperimentazione sulle varietà del grano duro per dare al progetto altre sicurezze sotto l’aspetto della qualità e della stessa quantità! Un tema affrontato, da par suo, da Pasquale Romano, professore e vice dirigente dell’Istituto Tecnico Agrario “San Pardo” di Larino, che ha parlato dell’esperienza dei campi sperimentali propri della scuola e dei rapporti con altri centri, in particolare quello di Foggia che svolge un ruolo nazionale nel campo della sperimentazione varietale del grano duro.

L’incontro ha visto l’impegno di altri relatori che hanno affrontato temi di grande attualità, che la facile propaganda non tiene in considerazione nel momento in cui c’è da fare attente analisi per capire dove sono gli ostacoli e cosa fare per spostarli o eliminarli del tutto. Come Adamo Romano della Cooperativa “Cuore verde”che ha parlato, dopo un’analisi della situazione e la messa in luce delle tante potenzialità che la realtà dell’agricoltura locale può esprimere, del non facile tema del mercato dei prodotti agricoli, soprattutto come affrontarlo. 

A seguire, nel rispetto del programma, l’intervento del coltivatore Giorgio Scarlato dell’Associazione “Uniti per non morire”, che ha spiegato “i rapporti tra il mondo agricolo e le istituzioni che dovrebbero rappresentarlo”, con un altro bravo imprenditore agricolo, Pietro D’Ambra, anch’esso rappresentante di “Uniti per non morire” che ha raccontato de “L’esperienza di una start-up aziendale mai decollata: il rapporto mancato con le istituzioni”. A chiudere gli interventi, il commercialista Gianfranco Del Peschio, che si è soffermato su “Aspetti amministrativi, rappresentatività e tutela nel mondo agricolo”.

C’è da sperare che l’Associazione Culturale Fuoriporta non si senta solo appagata dal successo di questo ma dia ad esso la continuità che merita per arrivare a cogliere primi possibili obiettivi.

di Pasquale Di Lena

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