Inferno e Paradiso

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Una favola bengalese molto istruttiva, che va molto bene in tempo di quaresima

di p. Antonio Germano Das, sx.

16 marzo 2017

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Una volta c’erano tre bambini. Il più grande si chiamava Shagor. Si arrabbiava facilmente, ma non era cattivo. Il secondo si chiamava Bablu ed era molto furbo. La più piccola si chiamava Nila. Era molto tenera e per ogni piccolo sgarbo scoppiava a piangere. Non c’era giorno che non litigassero fra di loro. Come oggi, per esempio, Shagor ha colto dall’albero un mango ancora mezzo acerbo e se l’è mangiato. E’ cominciata subito la lite: “Perché il fratello maggiore come un ingordo divora tutti i mango?” La lite è andata avanti per una buona mezz’ora. A sera la mamma si è lamentata col marito: “I tuoi figli diventano di giorno in giorno più egoisti. Con loro io non ce la faccio più!” Il marito cercò di consolarla: “Non perderti di coraggio, tutto andrà a posto”.

L’indomani è giorno di vacanza. Ad una certa ora i tre salirono sull’albero di lichu (il liciu è un frutto molto dolce, della grandezza di un bell’acino d’uva e matura in concomitanza dei mango). Al momento di spartirsi i lichu, si dimenticano che il papà è in casa. Incominciano a litigare. Neppure il papà riesce a calmarli. Alla fine, mezzo arrabbiato, si reca al bazar.

Di ritorno porta a casa un chilo di roshogolla (laroshogolla è un dolce di cui tutti sono molto ghiotti in Bangladesh, soprattutto i bambini; ha la forma di una pallina di pingpong). Con le roshogolla il papà porta anche tre lunghi cucchiai. All’ora di pranzo chiede ai bambini: “Adesso volete mangiare il riso o la roshogolla?” I tre risposero in coro: “La roshogolla!” Il papà riprese: “Ok! ma dovete mangiarla con questo cucchiaio. Siete d’accordo?” Essi risposero: “Sì, siamo d’accordo!” Il papà aggiunse un lungo bastoncino ai già lunghi cucchiai e li distribuì uno a testa. Poi disse: “Incominciamo! voi a mangiare le roshogollae noi due il riso”.

Bablu s’impossessò subito di una roshogolla, dopo di lui Shagor e infine Nila. Nessuno di loro però riuscì a portarla in bocca. Il bastoncino legato al cucchiaio era così lungo che nessuno di loro riuscì a farla arrivare in bocca. Dapprima essi scoppiarono a ridere, poi Nila cominciò a piangere e dopo di lei Bablu e quindi Shagor. Passarono così 15 minuti. Improvvisamente Shagor notò che dall’altra parte del tavolo dagli occhi di Nila piovevano giù lacrime. Allora egli, dimentico di sé, allungando il cucchiaio imboccò la sorellina dicendo: “Ecco, prendi e mangia!” Improvvisamente tutti e tre smettono di piangere. Nila offrì la sua roshogolla a Bablu e Bablu pose la sua sulla bocca di Shagor. Così, ridendo ridendo, arrivarono in fondo alle roshogolla. Shagor disse: “Dopo tanti tentativi non sono riuscito a mangiare neppure una roshogolla… Dopo che ho offerto la mia a Nila, tutti abbiamo potuto mangiarle”.

Il papà, rivolto a Shagor, disse: “Ieri tu volevi sapere come è il paradiso e come è l’inferno. Oggi tu li hai potuto vedere tutti e due. Prima, pensando solo a te stesso, eri nell’inferno; quando ti sei preso cura del tuo fratellino e della tua sorellina, sei salito in paradiso”.

di p. Antonio Germano Das, sx.

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